Oggi in questa guida vorrei togliere qualche dubbio a tutti i contribuenti che ancora non hanno molto chiaro se è possibile e come sanare l’omessa comunicazione di cessione dell’attività. In pratica, cosa succede se una compagnia ha cessato l’attività della propria ditta, ma al contempo non ha chiuso la partita IVA?
Stando a quanto dicono le regole ed oltretutto stando a quanto riferiscono i moduli dell’Agenzia delle Entrate, sembra che con le leggi riguardanti l’art.35 del 1972 (DPR633) la chiusura della partita IVA ormai inattiva, non può essere effettuata o meglio sanata se i titolari della ditta non hanno presentato la dichiarazione di cessione attività con in allegato la comunicazione di cessata partita IVA d’ufficio.
Infatti sempre secondo i moduli presentati pare che se entro trenta giorni vengono consegnate motivazioni certe per il problema (considerate dalla corte d’ufficio come errori) ed effettuato il pagamento dal giorno dopo il ricevimento della comunicazione di sanzione (utilizzando il codice tributo 8120); essa potrebbe essere ridotta dal minimo di 516 al massimo di 2.065 euro fino ad un terzo, cioè fino alla soglia di 172 euro.
Il contribuente ad ogni modo riusciva per lo più delle volte a sanare l’omissione di comunicazione per cessata attività, facendo richiesta all’istituto del calcolo ravvedimento operoso. Però ciò che attualmente la gente non sa è che le regole nel 2017 sono cambiate! Ora cerchiamo di capire cosa e come sono cambiare le norme sulle sanzioni di omessa dichiarazione.
Come fare la chiusura partita IVA 2017?
Grazie alla legge di bilancio 2017, la partita iva può essere chiusa senza alcun costo, utilizzando uno dei seguenti modelli offerti dall’agenzia delle entrate:
Tali moduli infatti non servono solamente per indicare all’ufficio entrate la vostra apertura della partita IVA, ma anche ad indicare che per problemi (errori su dati, codice attività o regime) volete far cessare tutto e chiudere la partita IVA, segnalando i dettagli.
I moduli possono essere scaricati da qui, presso il sito online dell’agenzia delle entrate, oppure in alternativa presentarsi agli uffici e richiedere i moduli cartacei da compilare a penna.
Una volta compilato il tutto, basterà seguire le istruzioni presenti sul modello, consegnarlo a mano all’ente autorizzato o in alternativa inviarlo telematicamente. In ogni caso è giusto assicurarsi di ricevere la garanzia di effettuata presentazione della comunicazione, in modo da non avere problemi in futuro su un non attuato pagamento.
Quindi se ho chiuso la ditta, ma adesso nel 2017 non ho chiuso la partita IVA cosa accade? Devo tutelarmi in qualche modo?
Fino a poco fa, chi non aveva chiuso la partita IVA in parallelo con l’attività si sarebbe ritrovato in gravi problemi con la legge.
Infatti come ho indicato all’inizio del post era possibile incorrere in una multa salata che partita da un minimo di 500 euro fino ad arrivare ad oltre 2.000 euro; per poi essere ridotta a 172 euro se pagata entro 30 giorni dall’arrivo dell’avvertenza fiscale.
La sanzione per il mancato avviso della cessione di attività e chiusura della partita IVA avveniva perché l’agenzia delle entrate non essendone a conoscenza, non poteva sapere se realmente era stata chiusa e pera tale motivo continuava a calcolarla.
Cancellata la sanzione per omessa comunicazione di cessazione attività e partita IVA
Eh già! Con le nuove regole fiscali applicate nel 2017 con le normative dell’agenzia delle entrate in merito alla documentazione n.7/E/2017 è stato deciso di cancellare la multa per cessione attività e partita IVA. In poche parole è stato completamente abolito, tolto, il codice tributo 8120 che richiedeva il pagamento della sanzione. Il tutto è stato indicato dall’agenzia con il seguente messaggio:
Specificando alla clientela e contribuenti che non viene più applicata nessuna sanzione per mancata comunicazione di cessazione attività/IVA. Per maggiori informazioni su ciò che riguarda le leggi fiscali sul ravvedimento operoso, consiglio di leggere la seguente guida completa: Info ravvedimento operoso.
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