Buoni pasto, un buon metodo per pagare meno tasse

I buoni pasto, anche chiamati Ticket Restaurant, parafrasando il nome della più importante azienda che li eroga, sono documenti emessi, fino a qualche tempo fa solo in forma cartacea e, da qualche tempo, anche in forma elettronica (badge o card), che servono quale mezzo di pagamento in mense, ristoranti, bar e supermercati convenzionati.

Questi titoli possono anche essere utilizzati soltanto per acquistare prodotti alimentari laddove vengano accettati. Il valore del singolo buono varia da 2 a 10 euro.

Questo, che oggi può essere considerato un vero e proprio strumento di pagamento, ha cominciato a svilupparsi nel nostro paese già negli anni '70 per le aziende non attrezzate con la mensa interna.

Se all'inizio veniva fornito soltanto in casi particolari, dalle aziende, per avere un controllo diretto relativo alle spese di gestione delle pause pranzo dei dipendenti, col tempo, ha avuto una crescita esponenziale fino ad arrivare ai numeri attuali. Attualmente il buoni pasto aziendali superano ampiamente un giro d'affari di quasi 3 miliardi di euro l'anno.

Sviluppo dei buoni pasto sulle tasse


Lo sviluppo del buono pasto è dovuto principalmente alla facilità di gestione e agli elevati vantaggi fiscali che ne comporta l'utilizzo da parte delle aziende che, adottandoli, possono godere di benefit che non sempre l'indennità sostitutiva di mensa, obbligatoria per le imprese che non hanno un locale mensa al loro interno, può garantire, come ad esempio l'esenzione da tassazione.

Secondo le indicazioni dell'INPS, l'indennità sostitutiva di mensa è esente da tassazione solo se:

  • l'orario di lavoro del dipendente a cui viene concesso comporta una pausa per pranzo o cena;
  • se il dipendente è stabilmente assegnato ad una unità produttiva;
  • se nelle vicinanze del luogo di lavoro assegnato al dipendente non è possibile recarsi presso un esercente che accetti i buoni pasto senza l'utilizzo dell'automobile.

Rispettando queste 3 condizioni anche l'indennità sostitutiva di mensa diventa esentasse fino ad un valore di € 5,29 giornalieri. In caso contrario l'indennità è soggetta al pagamento dell'Irpef e dell'Inps.

I buoni pasto invece, senza limitazione alcuna, fino ad un ammontare di € 5,29 al giorno, garantiscono l'esenzione dall'imposta sul reddito e dai contributi per chi li riceve, come una sorta di rimborso per l'indennizzo relativo all'assenza di un locale mensa.

Il risparmio per le aziende è notevole in quanto evita tutti i costi derivanti dalla gestione di un locale mensa e consente di poter pagare meno tasse grazie alla deduzione completa dai costi del valore dei buoni pasto erogati.

Si stima che nel nostro paese siano quasi 3 milioni i lavoratori che utilizzano abitualmente i buoni pasto per circa 130.000 esercizi convenzionati.

Come funzionano i buoni pasto in Italia?


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Info e vantaggi sulla defiscalizzazione. Come pagare meno tasse con i buoni pasto in Italia!

Il funzionamento dei buoni pasto è molto semplice ed intuitivo e coinvolge 4 categorie di soggetti:

  • le aziende emettitrici;
  • le aziende utilizzatrici;
  • gli utilizzatori;
  • gli esercizi convenzionati.

Le prime producono e gestiscono la vendita dei buoni pasto cartacei o elettronici. Le aziende utilizzatrici li comprano e li danno ai dipendenti a copertura delle spese per il pranzo da spendere negli esercizi convenzionati.

Il valore del buono pasto ricevuto dal dipendente non costituisce reddito fino al limite di 5,29 euro al giorno per i buoni cartacei e di 7 euro per quelli di formato elettronico e pertanto non ci sono oneri contributivi a carico, né del dipendente, né dell'impresa da aggiungere.

Il buono pasto elettronico è una sorta di carta di credito ricaricabile che può essere caricata dai ticket stessi in modo telematico e utilizzabile negli stessi esercizi che accettano i buoni pasto purché provvisti di apposito POS. Le aziende che utilizzano il buono pasto elettronico non daranno, quindi, il blocchetto cartaceo, ma una comoda carta elettronica che ogni mese sarà caricata del valore corrispondente ai ticket restaurant concessi.

I dipendenti utilizzatori, una volta ricevuto il blocchetto mensile di buoni pasto, o la carta elettronica "carica", dal proprio datore di lavoro, possono decidere di spenderli dove vogliono, in tutti gli esercizi convenzionati che accettano la tipologia del ticket a disposizione, per l'acquisto di prodotti alimentari. Normalmente sulle vetrine dei negozi che li accettano è esposta la vetrofania del, o dei, titoli accettati (Ticket Restaurant, Ristomat, Bluticket, ecc.).

Gli esercizi convenzionati sono in genere, mense, supermercati, bar, ristoranti che stipulano un'accordo con le aziende emettitrici e accettano i loro buoni. Il buono verrà poi restituito alla società che lo ha emesso che rimborserà il convenzionato con un importo solitamente un po' più basso del valore nominale del buono.

Vantaggi del buono pasto: quali sono?


Il buono pasto comporta una serie di vantaggi per tutti i soggetto coinvolti nella distribuzione ed utilizzo degli stessi:

  • Le imprese, oltre a beneficiare di un notevole risparmio relativo ai costi di gestione di un eventuale servizio mensa, godono di un ulteriore vantaggio sfruttando i buoni pasto rispetto all'indennità sostitutiva di mensa, e ottenendone un vantaggio fiscale.
  • Gli utilizzatori dei buoni pasto godono di svariati vantaggi tra i quali la possibilità di decidere a loro discrezione dove e come spendere il buono elargito dal datore di lavoro: se al bar, se al ristorante o addirittura se "far spesa al supermercato" e, altro vantaggio non trascurabile, quello di avere dei titoli da spendere completamente detassati.
  • Per gli esercizi convenzionati invece, la convenienza sta nel fatto che, accettare i buoni pasto comporta un sostanziale incremento delle vendite, diventando una sorta di magnete per i possessori dei buoni e ticket. Come unico svantaggio c'è quello di "doversi accontentare" di un incasso inferiore rispetto alle vendite effettuate senza buono pasto, in quanto, come scritto sopra, il valore nominale del ticket viene rimborsato in misura inferiore all'esercente.

I buoni pasto possono essere concessi dalle aziende a tutti i lavoratori subordinati alle loro dipendenze e con qualsiasi tipo di contratto. Spettano ai lavoratori che avrebbero diritto all'indennità sostitutiva di mensa in busta paga, a discrezione del datore di lavoro che può scegliere se optare per l'una o per l'altra soluzione.

Dal 2017 è previsto un graduale, ma progressivo, passaggio dai buoni cartacei a quelli elettronici, molto più comodi e anche tracciabili dal fisco, in modo che si riesca ad evitare che i buoni possano divenire merce di scambio e concorrere in qualche modo ad essere utilizzati con finalità diverse dal semplice pagamento del pasto.

Per agevolare questo passaggio si è stabilito che la soglia di esenzione dell'importo del buono pasto, per quelli elettronici, passi a 7 euro rispetto ai 5,29 euro di quelli cartacei. Questo comporta in media 400 euro in più al mese da utilizzare per il servizio mensa che, per essere più concreti, significa avere la possibilità di concedere più soldi ESENTI, da contributi Inps e dall’Irpef, ai propri dipendenti.

Importi che, anche per i dipendenti stessi, non concorreranno a formare reddito da lavoro subordinato. Un vantaggio incredibile, per le aziende che già sfruttano i buoni cartacei, sarà quello di poter corrispondere, su ogni buono pasto, un surplus di 1,71 € interamente deducibili e esentasse.

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Inoltre bisogna ricordare che per i buoni pasto:

  • Le aziende possono detrarre integralmente l''IVA al 4% sui buoni pasto elettronici, indetraibile per i buoni cartacei;
  • I liberi professionisti, titolari di aziende individuali e soci hanno la possibilità di detrarre l'IVA al 10% + il 75% delle spese fino ad un importo del 2% del fatturato;
  • Le persone giuridiche soggette ad IRES possono detrarre al 100% il costo del buono pasto sia cartaceo che elettronico.

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